domenica 17 aprile 2011

Quando si è eredi di Rothko...


Taormina, 16 Aprile 2011

Una bella responsabilità essere eredi di Rothko! Nello stesso tempo, si prova un’intensa felicità nell’avvertire quasi un passaggio di testimone, nella Storia dell’Arte; una data importante che non è solo un caso: la data della morte di Rothko che coincide con la data di nascita dell’artista Giorgetti, sembra un segno del Fato.
Divideva i due artisti l’Oceano Atlantico, li ha uniti l’arte, la straripante passione, la magia del colore, la carta vincente dell’emozione, quella che può tradursi anche nel tratto minimale, nella sintesi, nella semplicità della rappresentazione pittorica, come nel caso dei due pittori minimali ma pur sempre carichi di vibrante poesia.
 Amor Omnia Vincit, scriveva Virgilio nelle Bucoliche: è vero; quando il fuoco della passione accende le tele di Giorgetti, non siamo di fronte ad una tela, allo spazio sterile, canonico di un quadro….Siamo di fronte ad un racconto che affonda le sue radici nella Storia, nella memoria storica, nella memoria storica della sua gente, quella di Sicilia ma può, per assonanza, rivolgersi alla gente che ha consumato gli stessi dolori della sua comunità: mi riferisco all’opera “ Tsunami” nata per ispirazione profonda, dall’evento tragico che ha colpito il Giappone nel 2011 e per assonanza storica, ripercorre il  28 dicembre 1908, quando un enorme tsunami, provocato da un maremoto con epicentro nello Stretto, invadeva Messina di detriti e seppelliva gioie e dolori.
Allo stesso modo, in Giappone 2011 : la tecnologia sconfitta, oggi, nel terzo millennio, dalla forza della natura.
Da qui, nasce la vibrante poesia-pittorica di Giorgetti, a questi eventi l’artista dedica la sua opera preziosa, dal titolo “ Tsunami”, un’opera in cui Giorgetti mette la sua anima, la sua capacità di interpretare un paesaggio che è quello desolato del momento della distruzione che coincide con un punto di fuga dell’autore, dal “tempo” vissuto attraverso le immagini ( quelle del Giappone) e attraverso i ricordi degli antenati e della memoria, nel caso del terremoto di Messina.
Pertanto, ci accorgiamo che Giorgetti fa coincidere i due tempi: nell’artista non esiste il significato del tempo, come non esiste nei sogni. Ne consegue che emozioni dei primi del ‘900 ed emozioni dei nostri giorni si sommano, coincidono, come figure congruenti, in matematica; si toccano, vivono, con l’artista, una stessa vita, una stessa dimensione atemporale, per cantare la storia, la vita, il mondo, il villaggio globale, collocandosi in una dimensione atemporale ed universale.
 Avrebbe potuto compiere un’operazione solo pittorica, Giorgetti, il pittore, prettamente legata all’arte, senza per nulla tentare di recuperare una preziosa funzione, nell’opera: la funzione sociale.
Invece, egli raccoglie, come in un alveo, nella grande Madre Terra che è rappresentata dalla sua Tela, delle storie che sono state vissute intensamente e che hanno lasciato un segno nei secoli, per raccontarle ai posteri, attraverso la magia minimale del segno e del colore, ponendo loro, attraverso il titolo, dei quesiti interpretativi.
L’autore non trascura di evidenziare il senso della Storia che egli coglie nell’attualità degli eventi anche tragici: di fronte alle opere di Giorgetti, avvertiamo, spesso, un profondo senso di smarrimento.
Il racconto pittorico, attraverso le opere, si snoda secondo una logica di emozioni e sensazioni, in una dimensione contemplativa e minimale; vi è una massima sintesi di tonalità pronte a giocare, con l’artista a fagocitare l’evento trattato; lo stesso atto dell’apporre la propria firma, sia in basso a destra, sulla tela, che in alto a sinistra, sta a suggellare la possibile visione del mondo che per Giorgetti non è “ unica visione della vita”, non è “ visione da una prospettiva etnocentrica, bensì egli rimanda ad un messaggio “Plurale”, ad una visione multiculturale del pensiero dalle mille sfaccettature poliedriche.
Le tele di Giorgetti, non è un caso che rechino spesso una linea di confine, uno spartiacque che “ separa” la tela: è una linea di confine che potrebbe essere una deadline, tra vita e morte. Essa potrebbe rappresentare una linea di confine tra due mondi lontani, potrebbe essere interpretata come linea di confine tra “ culture Altre”… Siamo visivamente a livello quasi di uno strapiombo di colore, di materia e assistiamo allo spettacolo del colore assalito vorticosamente dal turbine liquido i tutto esaltato dal concorso dei colori, brillanti o algidi.
Il confine stesso tra le opere di Rothko e quelle di Giorgetti è sottile, non è un caso che l’entourage dell’autore abbia creato un accattivante video internettiano in cui le opere si alternano, mirabilmente, valicando le linee di confine.
Soltanto David Anfam, coordinatore del catalogo ragionato dell’opera di Rothko, potrebbe dichiarare non attribuibili all’artista lettone d’America, le opere di Giorgetti. Infatti, sono molti i connotati pittorici che uniscono i due artisti: quello americano d’adozione ed il nostro astrattista siciliano.
In particolare, che Giorgetti , dalle palesi citazioni Rothkiane, sia il diretto erede del maestro lettone, si evidenzia anche nell’ultima attribuzione effettuata all’opera dell’artista, nell’aprile 2011, dallo stesso Anfam. L’opera in questione dal titolo “ Untitled # 17”, un olio su tela del 1961, composta al pari di Giorgetti, su due rettangoli cromatici, uno rosa e l’altro rosso, disposti “ sopra-sotto”, in orizzontale, con la consueta linea di confine che solca il centro dell’opera. Spesso, come Rothko, le opere di Giorgetti presentano una “ linea di precipizio”, che sta ad indicare probabilmente, il dualismo tra le due sfere dell’essere: l’artista e l’uomo o tra lo scespiriano essere e non essere.
A volte, per rispondere a questo bisogno inconscio o consapevole che sia, Giorgetti attua uno scontro cromatico, forse violento ma intrigante, tra giallo e blu, ad esempio, tra colori caldi e colori freddi. Ne consegue una traduzione di messaggi, proiezione pittorica di una realtà capovolta come in un caleidoscopio: la realtà capovolta di oggigiorno che non provoca più sorprese, in questo mondo strano che l’artista consuma.
Il pittore di Messina, bilancia cromaticamente le sue tele senza però realizzare solo una provvisoria fuga nel sogno e nella finction d’arte ma comunica al mondo come antichi profeti che parlano al vento e sanno che anche il vento impetuoso a volte si ferma, tace, per ascoltare il silenzio o produrre imbrigliati sibili di emozioni perenni, come quelli che sembrano sprigionarsi dalle sue tele.
I suoi sibili pittorici sembrano urli di Munch senza Urli, versati al mondo disattento, urli di Munch senza figure umane, “urli urlati”anche ad un mondo sordo.
Giorgetti sa che qualcuno li accoglierà nel suo grembo, come violette tra le foglie, per assegnare loro il giusto peso, la giusta misura, una giusta ricompensa, il loro agognato riscatto, quali “segni perenni” di memoria storica, come reliquia di un tempo.
L’artista, milanese di adozione, realizza tutto ciò con la passione mediterranea e con estrema sintesi, caratteristica lombarda e mitteleuropea. Giorgetti realizza le sue opere per amore dell’arte ma innalzando, sempre, semplici ma accorati, magici ed arcani inni alla vita.  M. T. Prestigiacomo

         
Maria Teresa Prestigiacomo è critico d’arte operante in campo internazionale:
Giornalista iscritta all’Ordine dei Giornalisti Nazionale , Roma, è anche docente titolare  all’Istituto d’Istruzione Superiore e contrattista universitaria e docente di Comunicazione. Presiede l’Accademia Euromediterranea delle Arti ed ha conseguito Premi Internazionali a Roma ed ad Hammamet, Sousse e Catagena , Spagna, per la Cultura e per l’Arte e la promozione del Made in Italy nel mondo.  





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